Qualcuno sta già definendo la situazione della geopolitica dei balcani un terremoto antioccidentale. Nelle elezioni locali in Bulgaria vince il generale filosovietico Radev e in Moldavia Igor Dodon, esponente della minoranza russa e in accordo stretto con Putin.

Saranno quindi le immediate dimissioni del premier bulgaro Borissov ad accelerare il processo di cambiamento che vedono nel programma di Rumen Radev la riapertura alle relazioni con Mosca e l'abolizione delle sanzioni contro la Russia. Il candidato alle presidenziali in Bulgaria, appoggiato dai socialisti, si è imposto al ballottaggio contro la rivale conservatrice con il 58% dei consensi assicurandosi la successione a Capo dello Stato indipendente di Rosen Plevneliev.

Scenario in evoluzione anche in Moldavia dove per la prima volta in 16 anni si è svolta l'elezione diretta del presidente, finora nominato dal Parlamento. Il paese con soli 3,5 milioni di abitanti sembra aver ritrovato fiducia più nella Russia di Putin che nell'Occidente. Igor Dodon si era già manifestato come ministro dell'economia sotto il governo comunista tra il 2006 ed il 2009.