Il dollaro statunitense nell'era di Trump

Banche Centrali e Valute / Wall Street Journal / 14 Novembre 2017


Il corrispondente sulle valute del Financial Times, Roger Blitz, esamina se il dollaro americano si è comportato come previsto nel primo anno della presidenza di Trump e se sarà probabile un nuovo rialzo nel 2018.
Circa un anno fa si è giunti al termine della campagna con le elezioni di Donald Trump alla presidenza americana.

Il mercato sta vedendo Trump come un elemento positivo per l’economia americana e per il dollaro. Si è assunto che l’inflazione sarebbe cresciuta enormemente grazie alle spese sulle infrastrutture e grazie al taglio delle tasse quindi il dollaro è salito alle stelle.
Alcune analisi forex scommettono che il dollaro raggiungerà i 135 Yen o giungerà alla parità con l’Euro alla fine del 2017, ma il dollaro al contrario ha seguito la strada opposta.


Gli investitori hanno imparato la loro lezione e sono scettici riguardo al questa amministrazione americana. Anche se la riforma dovesse essere approvata, un taglio delle tasse sulle corporazioni accrescerebbe realmente gli investimenti o è troppo tardi per il ciclo economico?
L’idea di un Presidente Trump che spinge il mercato non sembra più essere tanto valida.

L’economia americana sta andando bene, ma ciò è dovuto a Trump oppure no? Gli investitori devono tornare a pensare al dollaro.
L’idea di un nuovo rialzo oggi non è così sbagliata: la disoccupazione è ai minimi storici da 17 anni e sta spianando il campo ad un rialzo dei salari e ad una spinta dell’inflazione.

Oggi i mercati emergenti e l’Euro sono più attraenti del dollaro per gli investitori.
Gli investitori potrebbero non volere scommettere su una spinta dei tassi proprio nel momento in cui la Fed sta aspettando il nuovo capo. È possibile un rialzo del mercato, ma certamente ciò non dipende dal Presidente Trump.