L'effetto della politica americana contro il libero scambio
Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group, e Tony Crescenzi, vice president esecutivo e gestore di portafoglio di Pimco, discutono la retorica intorno al libero commercio negli Stati Uniti.
Ian Bremmer evidenzia che l'86% della perdita di posti di lavoro negli Stati Uniti dal 2000 è dovuta all'efficienza dell'automazione e all'intelligenza artificiale.
Nel corso degli ultimi 10-20 anni i guadagni del paese non sono dovuti al non spostamento di persone da un paese all'altro, di cui molti rimarranno senza lavoro e Bremmer non vede nessuna azione intrapresa dall'amministrazione Trump o dal partito democratico per frenare questa situazione.
Indipendentemente dal tipo di leader negli Stati Uniti, non vi è dubbio che gli USA sono l'unica superpotenza del mondo e ci sono molti paesi come il Messico, il Giappone e il Canada che sono estremamente dipendenti da Washington, ma ce ne sono altri, come la Germania che hanno si stretti contatti ma che stanno cercando di capire come allontanarsi da questa alleanza.
Tony Crescenzi spiega che i recenti dati di produttività degli Stati Uniti non hanno mostrato alcun rafforzamento degli investimenti da parte delle imprese e dei governi. C'è stato un calo di intensività del capitale dal 1953 rendendo più difficile ottenere un alta produzione dai lavoratori. Perciò la nuova amministrazione e le aziende pubbliche dello Stato dovrebbero concentrarsi sulla raccolta di significative quantità d'investimenti per aumentare la produttività in modo permanente e nella traiettoria di crescita.