La sfida per gli azionisti di Toshiba
Vendendo la sua unità di chip, la società giapponese ritiene utile avere un'area di manovra con le sue banche, ma il Financial Times con Leo Lewis trova che potrebbe aver appena vinto un modulo per gli azionisti dei peggiori incubi del Giappone.
Toshiba potrebbe essere diventata un simbolo per l’eccellenza della sua governance corporativa. La via per questa felice catastrofe ebbe inizio con la vendita di 600 miliardi di yen di nuove azioni ad un gruppo di 35 fondi speculativi internazionali che includevano alcuni attivisti.
Da un certo punto di vista Toshiba è sembrata estremamente furba: con la crisi la compagnia crollò più di ogni altra azienda, in particolare crollarono i suoi lender bancari e la Borsa di Tokyo.
Quando a settembre Toshiba firmò il patto da 18 miliardi di dollari venne poi rimossa da parte del TSE (listini giapponese) dai suoi dati di sottoservizio di sicurezza.
Il TSE non sopporta l’idea di eliminare qualcuno dalla lista. Con il suo upgrade di status, Toshiba è diventata più creativa trovando anche acquirenti per una vendita di azioni.
Se la vendita non dovesse andare a buon fine, la profittabilità dell’azienda nel prossimo anno potrebbe essere migliore di quanto il mercato non si aspetti.
Toshiba farà richiesta per un veloce ritorno nella prima sezione del TSE; a quel punto i fondi passivi comprerebbero il 15% del fondo cassa.
In realtà potrebbe essere un errore gravissimo. Dopo la conclusione della vendita delle azioni, circa la metà delle quote di voto di Toshiba sarà in mano ad attivisti cioè investitori che hanno ripetutamente dimostrato il loro desiderio di una gestione migliore.