Perché siamo tutti attratti dalle teorie del complotto?

Macroeconomia e Politica / The Guardian / 10 Marzo 2021


La fede nelle teorie del complotto è molto più diffusa degli stereotipi che dominano la cultura pop. Recentemente, le teorie di QAnon, Covid-19 e 5G hanno guadagnato popolarità e critiche, mentre cospirazioni meno controverse come il finto sbarco sulla luna persistono da decenni. Condividiamo tutti tratti evolutivi cablati che ci rendono vulnerabili a loro, dal modo in cui assegniamo la verità a nuove informazioni alla nostra tendenza a trovare schemi in fenomeni non correlati.

Ma se siamo tutti potenzialmente suscettibili alle teorie del complotto, come possiamo gestire queste scorciatoie cognitive? La vera domanda che dobbiamo porci è: perché le persone credono in alcune cose? Questo tratto umano non è spiegabile semplicemente da una serie di caratteristiche comuni alle persone. La verità è che ogni persona possiede delle caratteristiche mentali che le permettono di vivere nel mondo; questi elementi ci permettono, ad esempio, di agire in situazioni e ambienti di cui non abbiamo un’esperienza personale diretta.

Siamo più propensi ad accettare per vere la maggior parte delle informazioni che riceviamo perché per lo più lo sono e anche perchè è più facile per la nostra mente processare tali informazioni, ma ogni tanto questa nostra tendenza ci porta a ritenere vere informazioni che non lo sono affatto solo perché toccano temi o soggetti che conosciamo direttamente. Questa illusione di realtà può avere effetti negativi sulla persona ed è molto complessa da eliminare.